Home Arte Scultura
Scultura
GUARDA LA LUNA PDF Stampa E-mail
Scritto da Giuseppe   
Domenica 07 Aprile 2013 15:50

                                                                                      GUARDA LA LUNA

                                             “Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito”

                                                                                   Antico proverbio cinese

 

La luna  è la dimensione onirica, ciò a cui aspiriamo, ma che ci è sconosciuto.

Il dito è l’approccio materialistico, di coloro che non riescono a vedere oltre la propria ristretta esperienza sensoriale, avendo perso la capacità di sognare.

Per la realizzazione dell’opera sono stati impiegati circa 3 km di filo di rame del diametro di 0,8 mm.

La figura seduta è alta mt. 1,60 (se fosse in piedi sarebbe alta mt. 2,00),  larga mt. 1,55, profonda mt. 0,70, ed ha un peso di appena 12,5 kg.

Per la sua realizzazione sono state necessarie circa 600 ore di lavoro ripartite nell’arco di circa due anni.

                                                                                 Il contesto dell'ideazione

L'idea di questa scultura è nata nel 2010, dopo alcune conversazioni con Valdemaro Beccaglia il quale, in quel periodo, si interrogava su quali potessero essere le soluzioni alla crisi  di questa città, cercando appunto di guardare avanti, oltre la contingenza del momento.

La tecnica stessa dell’opera è una metafora del mondo produttivo pratese, con il suo tessuto, il quale, prima che un prodotto, ha costituito un modo di sognare per questa città.

Il messaggio della figurazione è invece quello della capacità di guardare avanti, soprattutto quando ci si è presi, partendo da ciò che si ha, cercando tuttavia una nuova strada.

È per questo che  l'originaria collocazione era immaginata alla  Madonna della Tosse (dove si trova la fabbrica di Beccaglia) che da sempre costituisce la porta naturale alla Val di Bisenzio, concetto oggi amplificato dalla costruzione della galleria, in quanto elemento di transizione da una realtà ad un’altra.

Allo sbocco della valle, la collocazione dell’opera diveniva infatti parafrasi del viandante, che vi si apprestava ad entrare, e chiedeva informazioni a Benattone, antico spadaio del luogo, seduto sulla spalletta del Ponte a Zana, che si trovava in questa zona.

Quindi indicazione, ed allo stesso tempo invito, ad esplorare il nuovo mondo-dimensione, oltre l'apparenza, che si dipana da lì in avanti.

Ma al di lá della effettiva collocazione, il messaggio principale rimane ovviamente inalterato.

La scultura è quindi un inno, e contemporaneamente un invito, a Prato ed ai suoi imprenditori, soprattutto in un momento come questo,  ad esplorare nuovi orizzonti.

Essa è   dedicata in primo luogo a Valdemaro Beccaglia, che tanto si è prodigato in questa direzione, ma anche:

a chi si è perso

a chi guarda avanti

a chi cerca una nuova strada

a chi guarda il dito

ma soprattutto a chi “guarda la luna”.

 

 

Ultimo aggiornamento Domenica 07 Aprile 2013 16:00
 
TESSOFORME PDF Stampa E-mail
Scritto da Giuseppe   
Mercoledì 03 Aprile 2013 15:03

 

TESSOFORME

A 18 anni dalla mostra realizzata al Palazzo Pretorio, dopo una lunga pausa di gestazione, torno a realizzare una mostra, a Prato, nell’evocativo spazio dell’ex chiesino di San Giovanni Gerosolimitano.

Si tratta dell’evoluzione delle ultime opere realizzate un quindicennio fa, in cui riprendo l’idea del lavorare sul vuoto, questa volta liberamente, con un sottile filo di rame, con cui creo forme anche di discrete dimensioni, la cui superficie è costituita, emblematicamente per questa città, da una sorta di tessuto metallico, da cui il nome di “Tessoforme”.

In particolar modo l’occasione è costituita dal fatto di esporre principalmente un’opera, “Guarda la luna”, nata in seguito ad alcune conversazioni, sul futuro di questa città, fatte con un grande personaggio, purtroppo scomparso un anno fa, quale era Valdemaro Beccaglia, a cui essa è dedicata.

La mostra sarà inaugurata sabato 6 aprile alle ore 18,30 e resterà aperta, dal lunedì al sabato, dalle 15,00 alle 19.00, fino al 20 aprile.

 

Ultimo aggiornamento Sabato 04 Maggio 2013 22:29
 
ARTE PDF Stampa E-mail
Scritto da Giuseppe   
Venerdì 28 Maggio 2010 16:16

www.giuseppeguanci.it

 

La mia formazione artistica inizia già da giovanissimo con la frequentazione, negli anni ’70 della Scuola di Arti e Mestieri Leonardo da Vinci di Prato, proseguita poi con gli studi presso il Liceo Artistico di Firenze, dopo del quale iniziano le prime mostre.

L’impegno in campo artistico è stato in realtà discontinuo, caratterizzato da periodi di forte attività inframmezzato anche da lunghissimi periodi di silenzio.

La prima produzione originale, nei primi anni ’80, dopo gli oli dilettantistici prodotti fin da quando avevo undici anni,riguardano opere grafiche in cui ero particolarmente affascinato dal groviglio di segni ottenuto senza quasi mai staccare la penna dal foglio, che addensandosi davano luogo alla forma, conferendogli una sorta di tridimensionalità.

A metà degli anni ’80 cerco di dare una vera tridimensionalità a questa mia ricerca, e scopro che la rete metallica ben si adatta allo scopo. Quindi sperimento le prime forme semplici con questo materiale che mi fanno da supporto  a quel groviglio che questa volta è costituito da un filo metallico.

 

 

In realtà questa nuova tecnica dopo le prime sperimentazioni rimarrà per oltre un decennio in incubazione, durante i quali non ho prodotto alcuna opera.

A metà degli anni 90’ l’incontro con alcuni designer fiorentini mi conferisce una rinnovata vitalità che mi porterà a riprendere il mio percorso artistico esattamente dove lo avevo lasciato dieci anni prima. E’ questo il momento del massimo exploit della tecnica che sperimenterò fino ai limiti della materia stessa, producendo opere di discrete dimensioni come il virtual portrait (alto mt. 1,40) in cui sperimento anche tutta una serie di tensioni del materiale, risolte sulla superficie della forma, che permettono alla scultura assolutamente inconsistente di non afflosciarsi su se stessa. Nasce quindi l’idea delle tessosculture parola ove quel “tesso” allude contemporaneamente alla natura quasi tessile della superficie, ma anche alle tensioni che su essa si esercitano parafrasando le tensostrutture del mondo delle costruzioni.

 

 

 

Continuo a chiamare queste opere “sculture”, in quanto come queste sono tridimensionali, ma a differenza di queste che sono ottenute scolpendo o modellando un “pieno”, le mie sono ottenute lavorando su un vuoto.

Dopo questa fase segue un altro lungo periodo di 10 anni di assoluto silenzio, quando improvvisamente sento la necessità  di realizzare compiutamente la mia ricerca, partita trent'anni prima, e di far liberamente muovere nello spazio quel segno-filo, senza il supporto di alcuna base prelavorata (rete metallica), creando immagini tridimensionali. Dopo una prima sperimentazione su piccole forme, facilmente controllabili, sono passato alla complessa scala reale e per la prima volta ho realizzato Amilcare, una figura umana in filo di rame.

 

AMILCARE - 2009

 

Per la loro caratteristica "tessile" di intrecci spaziali, ho voluto chiamare queste opere Tessoforme.
CORINNE - 2010

 

Ultimo aggiornamento Martedì 12 Luglio 2016 17:39
 
«InizioPrec.12Succ.Fine»

JPAGE_CURRENT_OF_TOTAL